Reggio Calabria, 28 febbraio 2012
La prima
udienza del processo per stalking e persecuzioni, intentato sulla base delle
denunce presentate da Anna Maria Scarfò, doveva essere la prima pagina di una
storia tutta diversa: per la vittima, di una serie di crimini efferati, e per
il paese che si riconosce nella legalità e nella ragione.
Così non è
stato: la difesa degli imputati ha chiesto la sospensione dell’udienza. Il
giudice ha accolto l’istanza ed ha rimandato la decisione alla Corte di
Cassazione.
Le motivazioni della sospensione assomigliano ad
un’autoaccusa della Giustizia Italiana: “il clamore mediatico sollevato intorno
al caso, può influenzare la corte” . Quelle motivazioni evocano anche un’accusa
alla comunità: “il processo va spostato perché il contesto della sezione del
tribunale anche esso è fonte di pregiudizio”.
I Giudici e
le comunità del nostro paese, davvero, negli ultimi anni sono stati oggetto di
una vera e propria campagna di “conformazione”, ma hanno saputo sottrarsi. Dispiace per questo ascoltare che proprio dai Giudici vengano delle
sospensioni su una presunzione d’incapacità d’essere al di sopra delle parti,
per di più in qualche modo additando una parte della comunità locale per “essere
difforme” dallo stereotipo che la vuole connivente con i presunti colpevoli.
I motivi
tecnici avrebbero potuto andare a favore dell’una o dell’altra parte, perché la
tecnica giuridica prevede sempre una ragione. Tecnicamente il giudice avrebbe
potuto appellarsi ad altre sentenze e principi, forse più faticosi da ricercare,
per non sospendere l’udienza. Non ultima la sentenza della Corte d’appello di
Torino, che appunto ha previsto l’attualità contestuale del diritto al
risarcimento delle vittime di reati sessuati. E il processo è la prima forma di
risarcimento!
Il processo
è sospeso, per il tribunale di Palmi, la vita, per Anna Maria, continuerà ad
attendere.
È falso però
affermare che per ora nessuno ha vinto: ha vinto una sottile suggestione:
parlare fa male perché i Giudici si offendono e perché “il clamore mediatico fa
sospendere il giudizio”. Quello che per anni è stato suggerito ad Annamaria,
ora viene suggerito a coloro che hanno osato sostenerla: il silenzio è d’oro e
la vita è quello straccio che i prepotenti sono disposti a lasciarti. Suggerimento respinto, a norma di giustizia.
NO OMSA - NO GOLDEN LADY - NO POMPEA
Nessun commento:
Posta un commento